mercoledì 19 giugno 2013

Lungo girovagare

Dopo il lungo girovagare, ora ci siamo "fermati" (approfittando degli ultimi giorni in queste terre, il 1ºluglio è previsto il ritorno a casa), lunghe passeggiate e grandi sudate (purificanti); una chelita bièn fria con un pochito de Jarana è un piacevole distensivo in queste giornate d'afa (per alcuni potrà apparire come un peccato ma, parafrasando il detto, la via alla santità è costellata di peccati).
Ora abbiamo la nostra "tana" dove riflettere, elaborare e scrivere su quanto fatto e appreso in questo lungo periodo girovagando per l'America latina.

Il Messico, abbiamo conosciuto una parte di questo "surreale" paese (come direbbe Breton) esplorando, indagando (qui e là) "studiando" e lavorando, appassionandoci e scoprendoci; iniziando dalla caotica, "logorroica" e sensuale México-Tenochtitlan (Città del Messico ai nostri giorni), percorrendo i porticati della Secretaría de Educación Pública osservando i magnifici murales di D. Rivera, visitando la "Casa Azul", passando negli immensi  mercati della Lagunilla, San Pedro ecc... dalle librerie di seconda mano di calle Donceles fino a El Zócalo, il Palacio Nacional e il Museo Nacional de Antropología, una città...con una storia ed un carettere proprio. 

Dalla metropoli ci siamo spostati a Oaxaca e poi verso il Chiapas dove abbiamo avuto la possibiltà di far visita ad una comunità autonama zapatista appartenente ad una delle cinque "Juntas de Buen Gobierno zapatista", queste comunità o Caracoles seguono i principi dello zapatismo e sono autorganizzate con leggi e regolamenti propri. 
Gli zapatisti lottano in difesa dei diritti collettivi e individuali dei popoli e delle persone oriunde del messico con l'idea di costruire un nuovo modello di nazione che includa dignità, democrazia, libertà e giustizia, creando una rete di resistenza e rivolta contro le discriminazioni e le ingiustizie perpetrate nella logica del neo-liberismo da parte dello stato,  delle imprese e via dicendo.

Sempre in Chiapas la chiesa di San Juan Chamula è stata uno splendito esempio vivente del sincretismo tra cristianesimo e ritualità indigena che orami perdura da secoli, il pavimento della chiesa è ricoperto da aghi di pino che rappresentano la fertilità della madre terra ed il legame indissolubile tra uomo e natura, i riti prevedono anche l'uso della Coca-cola come strumento di cura/purificazione attraverso l'eruttazione e le uova. Le pareti laterali della chiesa sono piene di statue di santi di ogni tipo e provenienza a cui le persone affidano le loro preghiere.
Molto altro abbiamo conosciuto, dalle piramidi di Palenque e Chichén Itzá alle spiagge e la natura di Holbox, ma queste sono altre storie.

Sul finire del nostro girovagare, abbiamo conosciuto Luum Ayi un progetto ecologico sostenibile e centro di permacultura, gestito da una simpatica coppia (lui peruano, lei austriaca). Qui ci siamo fermati un paio di settimane come volontari/studenti. Nel progetto si impara quotidianamente attraverso la pratica (l'azione); questa vuole essere uno strumento di sviluppo personale permettendo ad ognuno di scoprire nuove attitudini e abilità necessarie a creare e vivere in una cultura sostenibile.

La permacultura è uno "stile di vita", pretendere di spiegarla in tutte le sue dimensioni è, come dice Carlos Streaub, comparabile a che per mezzo della conoscenza di una pianta vorremmo comprendere il bosco. 
A grandi linee la permacultura è un sistema di "disegno" (progettazione) verso la creazione di ecosistemi umani sostenibili, equilibrati ed estetici-armonici; questo processo integra l'agricoltura biologica, l'etica del uso della terra, l'allevamento, la bio-edilizia, l'uso di energie rinnovabili e la creazione di un ambiente umano sano (interno ed esterno).
Senza dubbio la permacultura non tratta da vicino questi elementi con fine a se stessi ma cerca una relazione che questi possono avere tra loro dipendendo dalla forma nei quali gli ubichiamo nel paesaggio.
Se la cosa vi interessa e volete saperne di più potete iniziare leggendo qualcosa sul tema e consultando il sito permacultura.it.

A Luum Ayni abbiamo lavorato a stretto contatto con la natura e la vita nel campo, abbiamo appreso nuove tecniche di coltivazione ed agricole in generale, abbiamo imparato a costruire tetti in palma de guano per le palapite (abitazioni tipiche dei climi caldi messicani. Originarie dalla cultura filippina), a fare diversi tipi di compost (da quello a strati a quello con feci umane e a quello con i lombrichi), abbiamo ampliato le nostre capacità in cucina e abbiamo imparato qualche parola in maya yucateco lavorando con gli indigeni del luogo. (¡¡amalia ha fatto anche una puntura vitaminica inframuscolare ad un cavallo¡¡).
Per chi volesse maggiori informazioni su questo interessante progetto veda la pagina: luumayni.com.

Insomma un ulteriore accrescimento lungo questo viaggio-vita. Viva México¡¡ (non quello "istituzionale"). 



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