venerdì 21 giugno 2013

Alla fine...



Prima d'iniziare con le vere e proprie conclusioni voremmo fare alcuni commentari riguardo al blog. In primis riteniamo importante spiegare perchè abbiamo scelto d'inserire la parola "catabolici" per descrivere il tipo di diari. A livello biologico il catabolismo è un processo metabolico che consiste, in parole povere, in fregmentare molecole grandi /semplici in parti più piccole/complesse per produrre energia. Ciò ha un'analogia forte con la nostra idea iniziale, e che si è mantenuta, del viaggio. Ovvero il tentativo di riuscire partendo dal grande (i paesi con la loro unicità, multiculturalità, politiche ecc) a discernere alcuni aspetti per noi interessanti, utili e con cui siamo venuti a diretto contatto per giungere ad una maggiore profondità o complessità del mondo osservato. E’ chiaramente impossibile riportare la totalità di un luogo ma è fattibile riportare ciò che si è conosciuto, che ci ha incuriosito o colpito e da ciò ricavarne una crescita personale, nuovi spunti di riflessione ed in generale una nuova "enerigia mentale" d'introspezione ed estroversione.
Il blog di per sè è stato uno strumento per costruire/definire una dimensione riflessiva specialmente indirizzata verso un'auto-critica costruttiva. Inoltre è servito per aiutarci ad estrapolare nuovi concetti, idee, esperienze, per approfondire concetti/realtà a cui ci siamo confrontati quali: culture differenti, antiche civiltà, metodi lavorativi o di sussistenza innovativi e ancestrali, agricoltura, sopravvivenza,  religioni, diritti e abusi, politica, cucina, abitudini e capacità di comunicazione con gli altri e tant'altro.
Il blog è divenuto per noi un contenitore, una memoria ed una maniera di dar voce  e valore ai nostri pensieri ed alle nostre esperienze,la nostra "scatola nera" del viaggio, ed un grande esercizio di discernimento (avremmo tantissime cose in più da raccontare e con cui annoiarvi) di argomenti. Forse la cosa più dura dopo discernere è stata quella di scrivere in condivisione: due modi di percepire, pensare, trascrivere l'esperienze e, diciamocelo, due "crape dure" non facilitano il compito! Ma difficoltà a parte siamo finalmente giunti al termine, manca poco per mettere il punto che determinerà la fine di queste pagine virtuali-esistenziali, quindi ecco l'ultimo fiume di parole verso l'orizzonte delle... conclusioni?

Concludere non è mai semplice, vi è quella intrinseca pretenzione che tutti i fili sparsi possano essere avvolti e fermati in una solida matassa, non crediamo totalmente fattibile fare ciò riguardo alla nostra esperienza. Un viaggio non segue la linea di un'arco, non parte dal basso per raggiungere un picco e ridiscendere, è più un ritmo discontinuo in cui alti e bassi si alternano a momenti lineari sempre costeggiati da quella nota d'ignoto che fa crepitare le emozioni quasi costantemente a livelli più alti del normale. Inoltre un anno e più è un periodo piuttosto lungo, vi sono luoghi che abbiamo visitato che sembrano già un sogno lontano, vivono in noi sotto l'ombra surreale del ricordo schiacciato tra troppi altri per via del continuo spostarsi, mentre la memoria li congela e scongela rallentando o velocizzando la digestione della vita (o più semplicemente forse soffriamo di alzheimer precoce..).
Vi sono dei limiti nelle conclusioni di un viaggio poichè rimane costante l'impressione che nulla finisca veramente: ci sono atti, persone, momenti, luoghi che come "fantasmi disoccupati" non smettono di eccheggiare nella mente, ma sicuramente vi sono alcuni argomenti che si possono concretizzare e che ci seguiranno ad di là delle conclusioni di questo capitolo.
Durante questi mesi di viaggio siamo entrati a contatto con svariati "mondi paralleli" al nostro, in cui culture, genti, linguaggi, politica, sentimenti, storia, spiritualità prendono strade distinte, a volte completamente divergenti ed altre piuttosto simili. Vi sono realtà che per noi "occidentali" è difficile sviscerare, che non potremo mai capire a fondo, questo tende, in alcuni casi, a lasciarti in bocca il gusto amaro dei "perchè" non risolti. Questo sapore amaro ci ha fatto capire l'importanza di sapersi ogni tanto adattare senza cercare di capire costantemente tutto, di lasciarsi trasportare senza applicare costantemente sistemi di paragone o premesse, di dirsi un bonario: "vabbè se l'è in scì, l'è in scì"! Sicuramente interagire con i luoghi, le persone, la cultura è stata la parte più bella ed arricchente, come quella più frustrante ed impegnativa.
Pensiamo che questo girovagare si potrebbe soprannominare "Corso di turistologia: lo zen di essere stranieri". Ci siamo resi conto che l'integrazione è una questione estremamente difficile e delicata, non solo per chi, come noi, si è spostato spesso ed è quindi più comprensibile si presentino delle difficoltà, ma anche per chi si stabilisce e vive in un luogo da tempo. Nel nostro caso abbiamo dovuto fare i conti e rassegnarci che, seppur non vogliamo rientrare nella classe del viaggiatore classico, non possiamo neppure spogliarci della nostra brillante tuta da straniero. E vi assicuriamo che questa, forse banale conclusione, ci ha messo spesso in difficoltà: non è facile confrontarsi sempre con la medesima etichetta! D'altro canto ci ha permesso di esercitar la capacità di essere noi stessi in qualunque caso.
L'"identità latino-americana" è dominata da forze contrastanti, costantemente pugnalata da abusi di potere, povertà, crimine organizzato, droga, ignoranza, rassegnazione, cultura, lotte, credenze e speranze. Non è facile entrare in questo mulinello ma è importante riuscire sempre ad esaminare ed essere responsabili verso se stessi e gli altri per non rischiare di cadere nell'accettazione passiva di ciò che ti sta intorno, bisogna cercare quindi di praticare l’esercizio della critica della realtà come strumento di costruzione e riflessione. Crediamo che per quanto banale e scontata possa sembrare una delle "verità" più importanti di cui abbiamo preso coscienza è che, essendo tutti umani, al di là delle nostre incomprensioni e differenze, necessitiamo ed addirittura meritiamo la nostra dignità in quanto tali. Dignità per portare le nostre paure e sofferenze, sogni e speranze senza barare (la dignità non sip basa sui soldi, il potere ecc. Ma è uno stato mentale e un riconoscimento sociale), per tentare di correggere gli errori giorno dopo giorno accettando anche la nostra mediocrità.

Ora della euforia del movimento ci rimarranno molti ricordi, il piacere di esserci immersi dove altri vivono ed esserne usciti rinforzati e un po frastornati, di aggiustare le nuove forme che la nostra mente sta assumendo verso noi stessi e il mondo e il gusto, la curiosità di affrontare il ritorno con nuovi inizi e creazioni, così come diceva Thomas Stearns Eliot: "Noi non cesseremo l’esplorazione. E il finale di tutte le nostre esplorazioni sarà arrivare là dove abbiamo cominciato e conoscere questo luogo per la prima volta.”

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