Prima d'iniziare con le vere e
proprie conclusioni voremmo fare alcuni commentari riguardo al blog. In primis riteniamo importante spiegare
perchè abbiamo scelto d'inserire la parola "catabolici" per
descrivere il tipo di diari. A livello biologico il catabolismo è un processo
metabolico che consiste, in parole povere, in fregmentare molecole grandi /semplici
in parti più piccole/complesse per produrre energia. Ciò ha un'analogia forte
con la nostra idea iniziale, e che si è mantenuta, del viaggio. Ovvero il
tentativo di riuscire partendo dal grande (i paesi con la loro unicità,
multiculturalità, politiche ecc) a discernere alcuni aspetti per noi
interessanti, utili e con cui siamo venuti a diretto contatto per giungere ad
una maggiore profondità o complessità del mondo osservato. E’ chiaramente
impossibile riportare la totalità di un luogo ma è fattibile riportare ciò che
si è conosciuto, che ci ha incuriosito o colpito e da ciò ricavarne una
crescita personale, nuovi spunti di riflessione ed in generale una nuova
"enerigia mentale" d'introspezione ed estroversione.
Il blog di per sè è stato uno
strumento per costruire/definire una dimensione riflessiva specialmente
indirizzata verso un'auto-critica costruttiva. Inoltre è servito per aiutarci
ad estrapolare nuovi concetti, idee, esperienze, per approfondire concetti/realtà
a cui ci siamo confrontati quali: culture differenti, antiche civiltà, metodi
lavorativi o di sussistenza innovativi e ancestrali, agricoltura,
sopravvivenza, religioni, diritti e
abusi, politica, cucina, abitudini e capacità di comunicazione con gli altri e
tant'altro.
Il blog è divenuto per noi un
contenitore, una memoria ed una maniera di dar voce e valore ai nostri pensieri ed alle nostre
esperienze,la nostra "scatola nera" del viaggio, ed un grande
esercizio di discernimento (avremmo tantissime cose in più da raccontare e con
cui annoiarvi) di argomenti. Forse la cosa più dura dopo discernere è stata
quella di scrivere in condivisione: due modi di percepire, pensare, trascrivere
l'esperienze e, diciamocelo, due "crape dure" non facilitano il
compito! Ma difficoltà a parte siamo finalmente giunti al termine, manca poco
per mettere il punto che determinerà la fine di queste pagine
virtuali-esistenziali, quindi ecco l'ultimo fiume di parole verso l'orizzonte
delle... conclusioni?
Concludere non è mai semplice, vi
è quella intrinseca pretenzione che tutti i fili sparsi possano essere avvolti
e fermati in una solida matassa, non crediamo totalmente fattibile fare ciò
riguardo alla nostra esperienza. Un viaggio non segue la linea di un'arco, non
parte dal basso per raggiungere un picco e ridiscendere, è più un ritmo
discontinuo in cui alti e bassi si alternano a momenti lineari sempre
costeggiati da quella nota d'ignoto che fa crepitare le emozioni quasi
costantemente a livelli più alti del normale. Inoltre un anno e più è un
periodo piuttosto lungo, vi sono luoghi che abbiamo visitato che sembrano già
un sogno lontano, vivono in noi sotto l'ombra surreale del ricordo schiacciato
tra troppi altri per via del continuo spostarsi, mentre la memoria li congela e
scongela rallentando o velocizzando la digestione della vita (o più
semplicemente forse soffriamo di alzheimer precoce..).
Vi sono dei limiti nelle
conclusioni di un viaggio poichè rimane costante l'impressione che nulla
finisca veramente: ci sono atti, persone, momenti, luoghi che come
"fantasmi disoccupati" non smettono di eccheggiare nella mente, ma
sicuramente vi sono alcuni argomenti che si possono concretizzare e che ci
seguiranno ad di là delle conclusioni di questo capitolo.
Durante questi mesi di
viaggio siamo entrati a contatto con svariati "mondi paralleli" al
nostro, in cui culture, genti, linguaggi, politica, sentimenti, storia,
spiritualità prendono strade distinte, a volte completamente divergenti ed
altre piuttosto simili. Vi sono realtà che per noi "occidentali" è
difficile sviscerare, che non potremo mai capire a fondo, questo tende, in
alcuni casi, a lasciarti in bocca il gusto amaro dei "perchè" non
risolti. Questo sapore amaro ci ha fatto capire l'importanza di sapersi ogni
tanto adattare senza cercare di capire costantemente tutto, di lasciarsi
trasportare senza applicare costantemente sistemi di paragone o premesse, di
dirsi un bonario: "vabbè se l'è in scì, l'è in scì"! Sicuramente
interagire con i luoghi, le persone, la cultura è stata la parte più bella ed
arricchente, come quella più frustrante ed impegnativa.
Pensiamo che questo
girovagare si potrebbe soprannominare "Corso
di turistologia: lo zen di essere stranieri". Ci siamo resi conto che
l'integrazione è una questione estremamente difficile e delicata, non solo per
chi, come noi, si è spostato spesso ed è quindi più comprensibile si presentino
delle difficoltà, ma anche per chi si stabilisce e vive in un luogo da tempo.
Nel nostro caso abbiamo dovuto fare i conti e rassegnarci che, seppur non
vogliamo rientrare nella classe del viaggiatore classico, non possiamo neppure
spogliarci della nostra brillante tuta da straniero. E vi assicuriamo che
questa, forse banale conclusione, ci ha messo spesso in difficoltà: non è
facile confrontarsi sempre con la medesima etichetta! D'altro canto ci ha
permesso di esercitar la capacità di essere noi stessi in qualunque caso.
L'"identità
latino-americana" è dominata da forze contrastanti, costantemente
pugnalata da abusi di potere, povertà, crimine organizzato, droga, ignoranza,
rassegnazione, cultura, lotte, credenze e speranze. Non è facile entrare in
questo mulinello ma è importante riuscire sempre ad esaminare ed essere
responsabili verso se stessi e gli altri per non rischiare di cadere
nell'accettazione passiva di ciò che ti sta intorno, bisogna cercare quindi di
praticare l’esercizio della critica della realtà come strumento di costruzione
e riflessione. Crediamo che per quanto banale e scontata possa sembrare una
delle "verità" più importanti di cui abbiamo preso coscienza è che,
essendo tutti umani, al di là delle nostre incomprensioni e differenze,
necessitiamo ed addirittura meritiamo la nostra dignità in quanto tali. Dignità
per portare le nostre paure e sofferenze, sogni e speranze senza barare (la
dignità non sip basa sui soldi, il potere ecc. Ma è uno stato mentale e un
riconoscimento sociale), per tentare di correggere gli errori giorno dopo
giorno accettando anche la nostra mediocrità.
Ora della euforia del
movimento ci rimarranno molti ricordi, il piacere di esserci immersi dove altri
vivono ed esserne usciti rinforzati e un po frastornati, di aggiustare le nuove
forme che la nostra mente sta assumendo verso noi stessi e il mondo e il gusto,
la curiosità di affrontare il ritorno con nuovi inizi e creazioni, così come
diceva Thomas Stearns Eliot: "Noi
non cesseremo l’esplorazione. E il finale di tutte le nostre esplorazioni sarà
arrivare là dove abbiamo cominciato e conoscere questo luogo per la prima volta.”
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