Dopo aver passato un paio di giorni a Mendoza, citta' meno caotica di una Buenos Aires, con diversi spazi verdi dove sfuggire al caldo e alla frenesia cittadina e un ottimo buffet-ristorante vegetariano a basso prezzo, abbiamo raggiunto Uspallata paese a un centinaio di chilometri dal confine cileno.
Questo piccolo villaggio si trova ad un'altezza di 2000 m/sm circa e il suo principale guadagno deriva dal turismo locale e straniero, visto la vicinanza con rinomate località sciistiche, con l'Aconcagua (montagna più alta delle Americhe), visto la possibilità di svolgere sport estremi come il rafting e stupende biciclettate.
Al di là di questa sua peculiarità, Uspallata sorpende per la sua ricchezza in quanto a vegetazione (soprattuto grandi Pioppi, usati come paravento naturale) visto che nei suoi dintorni il paesaggio è desertico e caratterizzato da bassi arbusti; ciò deriva da una parte dalla presenza di grandi accumuli idrici sotteranei e dall'altra dai fiumi e ruscelli provenienti dalla Cordigliera andina.
Proprio per queste caratteristiche a pochi chilometri dal centro si è avviato un progetto di eco villaggio, il suo intendo principale è quello di creare attraveso la bioedilizia (materiali locali ed eco compatibili) e l'agricoltura biologica uno spazio di vita rispettoso dell'ambiente (sia naturale che umano), che si differenzi da quello urbano.
Proprio in questo progetto abbiamo fatto la nostra prima esperienza lavorativa di questo viaggio, durata circa due settimane. L'accoglienza è stata calorosa e appetitosa (un bel piatto di pasta alla scorza di limone e prezzemolo), ci hanno sitemato in una casetta ai margini del struttura principale dove vivevano già altre due persone.
Essendo il progetto ai suoi esordi le attività erano principalemente due: il raccolto e la costruzione delle fondamenta del centro polifunzionale e delle case; essendo noi piuttosto incompetenti riguardo all'edilizia ci siamo concentrati maggiormente al raccolto. Esperienza questa che i nostri muscoli hanno faticato a digerire, ma che d'altro canto le nostre pance hanno apprezzato, visto che i frutti del raccolto erano a disposizione di tutti.
All'interno di questa esperienza abbiamo maturato principalmente due riflessioni-costatazioni: sempre piu' ci ritroviamo confrontati con il bisogno di ritornare a qualcosa di più semplice e legato alla natura, sottraendosi all'alienazione dello stile di vita odierno (individualismo, stress, materialismo, assenza di tempo per sè stessi...); e la contrapposizione tra la ricerca di una "terra promessa" , le aspettative e le difficoltà di inserimento (culturali, burocratiche, lavorative...).
Rigurado alla primo punto, confrontandoci con le persone, sia in svizzera che altrove, emerge questa necessità di cambiamento/rinnovamento, di un nuovo ritorno a vivere e lavorare a contatto con la natura seguendo tempi e processi ad essa legati sfruttando in modo diverso le conoscenze che scienza e teconolgia ci offrono.
Per quanto riguarda il secondo punto, che non si dissocia molto dal primo (la ricerca di una terra promessa è proprio questa ricerca di cambiamento), parlando di aspettative si vuole intendere che l'immaginario spesso si discosta molto da quello che in realtà bisogna affrontare.
L'Argentina è un paese vasto e poco densamente abitato, in se' promette molte opportunità, ma ha anche tutto un suo procedimento burocratico-amministrativo con il quale confrontarsi e il suo sitema politico "non consolidato". Le difficoltà perciò non mancano per chi decide di intraprendere una via come quella proposta in questo progetto.
Il titolo anche se in maniera semplicistica racchiude queste difficoltà, nel senso che sicuramente non si trova "la pappa" pronta e vi è un continuo confronto tra il "dire e il fare" di un paese ancora in crescita.
Il fatto di avere potuto collaborare a questo progetto ci ha permesso di vedere un'altra realtà oltre a quella del viaggio e per un piccolo squarcio di tempo ci siamo sentiti più "argentini" che i soliti "invadenti" turisti.
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