martedì 4 settembre 2012

Andando verso Nord...


 Proseguendo verso Nord, prima di attraversare il confine ecuadoriano, il nostro viaggio a dato una virata a oriente; gli ultimi giorni in Perú gli abbiamo passati a Tarapoto nella pre-selva peruana.
Attraverso couchsurfing siamo stati ospitati da Humberto e la sua famiglia, la madre di Tingo Maria e il padre di Huánuco giunti qui quando ancora le acque dei fiumi erano migliori e si poteva ancora mangiarne il pesce (malditas industrias¡).
Humbero é un giovane studente di psicologia, che con i suoi amici ha creato "Arteroide" un gruppo di giovani e dinamici artisti e divulgatori culturali che promuove attivitá come la biblioteca ambulante in piazza, dove la gente puó fermarsi a leggere un buon libro, scambiarli e prenderli in prestito gratuitamente. Questa é una attivitá all'avanguardia in una cittadina dell'Oriente dove a fatica la cultura é di libero accesso e forma a tutti; ricordiamo anche quanto scritto in un post precedente sulle inefficienze del sistema educativo peruano.
A Tarapoto oltre ad aver assitito alla festa cittadina ed esserci infiltrati con il carretto-biblioteca del gruppo "Arteroide" nella sfilata della municipalitá per portare l'importanza di tale iniziativa, abbiamo avuto la possibilitá di godere delle meraviglie naturali della zona (con bagni nelle tranquille acque di pozze ai piedi di cascatelle annidate nello splendore della selva lussureggiante) grazie all'impareggiabile amico Humberto.
Inoltre siamo stati in visita ad un piccolo centro per il salvataggio e il reinserimento degli animali gestito da Orlando Zagazeis; da una parte le raffinerie di cocaina (che oggi non sono piú presenti in questa zona ma che hanno gettato quantitá gigantesche di veleni nel suolo e nei fiumi della selva), le industrie e la deforestazione hanno avvelentato e distrutto gli habitat e dall'altra il mercato degli animali esotici ha destabilizzato la fauna selvatica questo l'ha portato a trasferirsi laggiú e aprire questo centro.
Un importante progetto non legato alla corruzione statale. (cereliasperu.blogspot.com).
Abbiamo anche visitato a approfittato della biblioteca del Centro Takiwasi (principale motivo per il quale siamo venuti qui), dove ci sono state presentate molte persone tra cui una ragazza svizzera impegnata nel centro come investigatrice.
Il Centro si occupa principalmente della cura alla tossicodipendenza attraverso un percorso individualizzato che unisce la psicoterapia e il lavoro di gruppo in ateliers alla medicina ancestrale di curanderos della foresta, mediante l'uso di piante medicinali autoctone.
Inoltre il centro si occupa dell'investigazione, ricerca e divulgazione delle proprietá curative delle piante e dei loro derivati, in special modo l'ayahuasca, come del loro uso nelle terapie e del mantenimento-salvaguardia dei saperi e della medicina tradizionale. (www.takiwasi.com)
Un'esperienza arricchente...
Ora l'Ecuador¡¡¡ chissá cosa ci aspetta?? Bhé, dalla prossima settimana ci troveremo impegnati a lavorare in un Eco Lodge...

giovedì 30 agosto 2012

Dammi un bicchiere d'acqua

Anche se l'acqua arriva in quasi tutti gli alloggi nei quali siamo stati, non è consigliabile berla; seppur dopo un` ebollizione di qualche minuto in alcuni casi ci siamo azzardati a farlo; e perciò siamo costretti a comprarla in bottiglia. Qui arriva la "sorpresa" (che non ci sorprende per niente) spesso (e in alcuni luoghi non c`è possibilità di scelta) l'acqua è venduta (posseduta) da grandi compagnie multinazionali di beveraggio, in primis la ingorda Coca.cola Co..
E' da ricordare che al di là del turismo che acquista acqua in bottiglia anche gli autoctoni si rivolgono a questa soluzione (il gas per farla bollire è costoso). Pensiamo perciò al fatto che se queste compagnie hanno in mano il commercio d'acqua hanno in mano anche le fonti idriche e di conseguenza gli approvigionamenti a cui  fanno capo gli Stati: chi paga chi?
Secondo la Clocsas (Confederaciòn latinoamericana de Organizaciones Comunitarias de Sistemas de Agua y Saneamiento) in America latina ci sono 50 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua e questo non si deve a la scarsità di fonti idriche ma alla mancanza di una corretta gestione, di incompetenza e corruzione istituzionale e ad una disegualità nella distribuzione.
La lotta contro la privatizzazione dell'acqua non è finita!
(se viaggiate controllate l'etichetta delle bottiglie e preferite le compagnie locali, sperando che anche queste non siano state comprate dalle multi)

martedì 31 luglio 2012

Quando l'educazione era ancora ai suoi esordi...

 Santa Educazione prega per noi...



Cosí spesso, nelle nostre scuole i professori iniziavano i loro discorsi sui progressi educativi raggiunti fino ad ora, qui in Perú, al contrario l'educazione ancora é un embrione bisognoso di crescere.
Quindi si potrebbe dire che la storia é questa:
"siamo nel 2012, Perú, l'educazione avanza a suon di copiatura disdegnando allegramente quelli che sono ragionamenti logici, libertá e stimolo al pensiero individuale, elasticitá mentale e...insomma tutte quelle cosucce lí che, infondo, a che servono?

Il corpo professori é un poco disgregato, c'é chi ancora non vuole entrare nella "nuova era"ed abbandonare le punizioni fisiche, visto che poi giá sono entrati a far parte del comitato di protezione ai minori, cosa si pretende ancora? Abbandonare il chicote, compagno di vita e fustigatore di fanciulli in nome dell'apprendimento?
Siamo, dunque, in questa epoca di grandi valori educativi quando i professori, armati della loro saggezza, decidono che é ora di reclamare i loro diritti (e ci sembra anche giusto, peró...). Si parte quindi per uno sciopero gentilmente renumerato di cui a stento si capiscono rivendicazioni e intenzioni.


Nell'attualitá e scherzando meno: da ormai 6 settimane i ragazzi non vanno a scuola. Lo sciopero continua, ma ben poco si riesce a capire di quel che succede o rivendicano i professori (quel che traspare é che le richieste tendono al versante del futile). Questi ultimi non si sono degnati di lasciare alcun tipo di informazione ai genitori o tutori dei ragazzi, ovvero: nessuna nota informativa appesa a scuola, nessun foglio a casa che desse qualche delucidazione, nessun incontro/riunione e via dicendo.


Uno dei professori dei ragazzi dell'hogar si é presentato alcune volte per lasciare un foglio con i compiti, ma nulla piú. L'ultima volta che si é presentato é stato giovedí scorso, ha smollato il suo "foglietto compiti" ai ragazzi, senza rivolgersi ad alcun adulto. In questo c'era una nota che annunciava gli esami scolastici per il lunedí seguente, oltre ad una serie infinita di compiti.
Passati 4 giorni a studiare come dannati, i ragazzi, rispolverata la divisa, il lunedí si sono diretti a scuola. Scuola che hanno trovato deserta e da cui sono rientrati dopo un'ora di attesa senza aver visto il loro professore...insomma, chi ci rimette sono in primis i ragazzi, ed un professore a cui ció non importa giá perde credibilitá...beh pensiamo che non servano ulteriori commenti, se non che forse, di rivolte ce ne sono di piú urgenti o per lo meno di piú educative...

giovedì 28 giugno 2012


El Nevado Chicón
(ovvero la discreta vista da casa nostra...)

Cuentos



Quando entri in contatto con i bambin# entri in contattto con un mondo di fantasia e magia. Ascoltre le storie sui mondi dei ragazz# ti permette di entrare nuovemente in contatto con il tuo spirito bambino.
Una delle leggende che circola qui narra di un duende (folletto) che si aggira nel quartiere nel quale lavoriamo; molti bambin# dicono di averlo visto.
Questo essere ha le sembianze di un uomo tutto in bianco (o tutto bianco) che si aggira di notte per le vie del quartiere, specialmente nei pressi della scalinata vicino alla nostra casa-famiglia; si racconta che con sé porta sempre una specie di mannaia e una lanterna e che si diverte a spaventare i bambin#, dicendoli anche: "Muovetevi" con tono profondo e lugubre. C'é chi racconta che questo essere sia pericoloso e uccida i bambin#. Una cugina di una delle nostre ospiti ha rischiato di essere una delle vittime. Questo é quello che si narra.

Le proprie caratteristiche fisiche e"decorazioni" possono anche servire ad alimentare la fervida immaginazione dei ragazzi. Per esempio Amalia si é trasformata nel vampiro che puó camminare di giorno...
I canini sporgenti hanno fatto sorgere il sospetto, soprattutto nei piú piccoli, della sua possibile identitá vampiresca, ma il fatto che si mostrasse sotto la luce del sole creava dubbi in proposito.
Ecco che entra in gioco la fortuna che il piercing al naso qui non sia particolarmente diffuso, e che i lacci della fantasia non si sono completamente staccati da noi...esso é diventato l'anello magico o stregato che permette le apparizioni diurne di Amalia che ora si ritrova spesso gli occhi puntati al naso nella speranza di riuscire a staccargli l'anello e vedere che succede.
Peccato che non ritengano che disubbidire ad un vampiro sia piú pericoloso...

giovedì 7 giugno 2012


El viaje sigue andando...

Dopo aver "bighellonato" per la Valle Sacra, da bravi "gringos", seguendo la via incaica (ne vale la pena), una breve sosta alla costa (deserta vista la bassa stagione ma piena di cani), ci siamo fermati a Cusco per tirare un po' il fiato. In questo periodo, tra un' e-mail e l'altra, seguendo la situazione dei mineros informales (che qualche tempo fa hanno bloccato la Panamericana a sud di Lima) c'é arrivata la conferma per un incontro con Paola (collaboratrice di Perú Etico).
Un soleggiato lunedí si é svolto l'incontro e la sera eravamo ad Urubamba, dove il progetto Mosoq Runa ci ha accolti, specialmente le le urla dei suoi ragazz# (e della "Signora Rosa"). Ora sono tre settimane che siamo qui, passiamo le nostre giornate insieme a questi magnifici e scatenati ragazz#.
Sono tutti giovani con alle spalle una situazione difficile di violenza domestica o situazioni di povertá, che in questa struttura trovano una Casa-Famiglia piú adeguata ad un loro sano sviluppo e al perseguimento di un futuro meno duro e incerto. Per una panoramica piú amplia potete visitare il sito www.mosoqruna.org.
Qui ci fermeremo per tre mesetti.....




giovedì 31 maggio 2012

giovedì 17 maggio 2012

Bolivia

Un pensiero nato dal nostro percorrere la Bolivia si é formato durante la nostra permenenza nella cittadina di Rurrenabaque. Questa riflessione non è una presa di posizione in merito alla tematica che andremo a trattare e neanche una critica diretta al paese o contro qualcuno o qualcosa; è da vedersi più come un semplice riflesso di quello che abbiamo vissuto e che poi può, come in questo caso, generalizzarsi ad altri paesi.
La riflessione tratta il contrasto/tensione, tra il turismo sostenibile e l'offerta turistica a prezzi stracciati.
A Rurrenabaque nella regione del Beni, amazzonia boliviana, vi è un'immensa offerta di gite verso la Selva (foresta tropicale) e la Pampas (pianura estesa caratterizzata da carenza di vegetazione arborea) gestite da innumerevoli agenzie turistiche che offrono più o meno le stesse cose (gite con jeep e barca, bagno con delfini d'acqua dolce, pesca di pirañas, soggiorni in lodge nella giungla, osservazione di animali diurna e notturna, incontri con le comunità indigene locali).
Ora, da una parte ci sono agenzie che offrono escursioni a prezzi bassi e, dall'altra, alcune agenzie che offrono più o meno lo stesso programma a prezzi più elevati, garentendo una filosofia ("carta dei valori") improntata ad una visione ambientalista ed un ecosostenibilità delle loro offerte.
Una prima domanda che ci siamo posti é: visto che queste gite si svolgono entrambe (Selva e Pampas) in zone protette da parte dello Stato, Parco Nazionale e Riserva Naturale, non dovrebbe essere sottointeso che il rispetto della natura e l'ambiente sia una costante di fondo di ogni gita e alla quale ogni agenzia dovrebbe attenersi?
È vero che a noi mancano molte informazioni in merito all'ecosostenibilità di una o l'altra agenzia (noi personalmente non abbiamo svolto nessuna gita organizzata, ma questa riflessione è stata implementata dell'esperienza svolta dai nosti compagni di viaggio), ma è pur vero che entrambe le offerte sono organizzate da diverse agenzie (almeno 5 o 6 se non di più) che possiedono mezzi di trasporto "privati" (jeep e barche) che ogni giorno partono seguendo le stesse tratte, sia nella giungla che nella pampas, dove si formano delle "autostrade del turismo" (del divertimento), e l'emissione di gas di scarico, sia nell'aria che nell'acqua, è sicuramente ingente. Non si potrebbe organizzare una sorta di unificazione dei mezzi di trasporto in modo da ridurre le emissioni dannose e l'afflusso giornaliero di gente?

Riprendendo quanto offrono le diverse agenzie turistiche ai viaggiatori (bagni con delfini d'acqua dolce, pesca dei pirañas, interazioni con le comunità indigene locali e l'osservazione "accanita" di animali) ed ammettendo che noi tendiamo ad essere piuttosto scettici e critici, ci sorgono alcune domande: 1) quanto i "delfini" apprezzano l'avere bipedi eccitati dall'esperienza di fare il bagno con loro e che rilasciano un mix di anti-zanzare e crema solare nell'acqua? 2) Non sappiamo quale sia la velocità riproduttiva dei piraña, però se tutti i giorni vengono pescati per mangiarseli la sera (sono dei pesciolini piccoli quindi ne vanno 3/4 a persona) com'è possibile che continuino ad esserci in quella zona? Non emigrano? Non si estinguono? Vi sono allevamenti per reinserirli ciclicamente? 3)ci riteniamo evoluti in confronto agli animali, nella nostra società vigono leggi chiare che proibiscono l'inseguire, osservare e via di seguito, all'eccesso una persona. D'altro canto partiamo, occhio attaccato all'obiettivo, per ore di barca nell'habitat dell'anaconda (ed altri animali) in cerca della stessa...non la si vede quasi mai, chissà perchè? 4) Riguardo le comunità: esse vivono ai margini della società, i contatti con i paesi e città vicini sono saltuari e rari, ma attraverso queste gite sono "invase" dal turimo di massa. Che impatto culturale, a corto, medio e lungo termine, può avere ciò? Non sarebbe meglio se si limitassero le possibilità ad un soggiorno in un'ottica più "antropologica" in cui la persona divenga parte reale della comunità e non solo un "borsellino"?

Fin'ora abbiamo rivolto l'attenzione alle agenzie è, però, imprescindibile che vi sia una presa di coscienza del turista: l'assunzione di un'atteggiamento di critica e auto-critica costruttiva ai fini di aiutare nella crescita e mantenimento di questi luoghi.
Proponendo un ragionamento più generale: da una parte, come ben si sà, il turismo è una grande risorsa economica per un paese, dall'altra lo stesso può essere un rischio a livello culturale, ovvero può diventare una lesione all'interno di usi e costumi di una popolazione. Questo anche perchè l'afflusso maggiore di turismo fa aumentare la domanda (hostelli, tour, bar ecc) di coseguenza l'offerta va di pari passo; ciò favorisce il mercato, ma porta con sè il rischio intrinseco di tarpare le ali culturali ad una regione.

In conclusione, siamo consapevoli che il nostro testo è critico e mordente sotto molti aspetti, questo non vuole però sottintendere che siamo contrari a priori all'esistenza di agezie che propongono gite organizzate, visto che è anche una possibiltà di preservare l'ambiente, per esempio: una parte dei soldi va al mantenimento del parco, il non poter avventurarsi da soli e circoscrivere le aree visitabili permette di mantenere intatta ed incontaminata una grande parte della zona.
Siamo i primi ad essere curiosi, ad amare la scoperta di nuovi luoghi, persone e culture, per questo ci sembra interessante riuscire a trovare modi differenti attraverso cui conoscere  il mondo, senza escludere le agenzie (si parla di modalità). Quello che riteniamo importante è che sempre bisognerebbe essere in grado di prestare attenzione a quello che ci circonda (natura, culture, luoghi, mondi...), imparare a sciogliere i nostri nodi di aspettative e pregiudizi per riuscire ad assoporare rispettuosamente ciò che ci circonda. Mantenedo sempre un atteggiamento di auto-osservazione, auto-critica, critica riflessiva e scetticità nei confronti di
quello che di primo acchito sembra "bello e buono" come viene proposto.

lunedì 14 maggio 2012


Condor al Cañon del Colca


Volevamo inoltre ricordarvi che se avete dei commenti, riflessioni, critiche e via dicendo potete postarle (credo si dica cosí) direttamente sul blog cliccando su "commenti". Sarebbe bello riuscire a creare un po' d'interazione fra tutti. A presto!

mercoledì 4 aprile 2012

L'argentina devi viverla e non provare a capirla

Dopo aver passato un paio di giorni a Mendoza, citta' meno caotica di una Buenos Aires, con diversi spazi verdi dove sfuggire al caldo e alla frenesia cittadina e un ottimo buffet-ristorante vegetariano a basso prezzo, abbiamo raggiunto Uspallata paese a un centinaio di chilometri dal confine cileno.
Questo piccolo villaggio si trova ad un'altezza di 2000 m/sm circa e il suo principale guadagno deriva dal turismo locale e straniero, visto la vicinanza con rinomate località sciistiche, con l'Aconcagua (montagna più alta delle Americhe), visto la possibilità di svolgere sport estremi come il rafting e stupende biciclettate.
Al di là di questa sua peculiarità, Uspallata sorpende per la sua ricchezza in quanto a vegetazione (soprattuto grandi Pioppi, usati come paravento naturale) visto che nei suoi dintorni  il paesaggio è desertico e caratterizzato da bassi arbusti; ciò deriva da una parte dalla presenza di grandi accumuli idrici sotteranei e dall'altra dai fiumi e ruscelli provenienti dalla Cordigliera andina.
Proprio per queste caratteristiche a pochi chilometri dal centro si è avviato un progetto di eco villaggio, il suo intendo principale è quello di creare attraveso la bioedilizia (materiali locali ed eco compatibili) e l'agricoltura biologica uno spazio di vita rispettoso dell'ambiente (sia naturale che umano), che si differenzi da quello urbano.
Proprio in questo progetto abbiamo fatto la nostra prima esperienza lavorativa di questo viaggio, durata circa due settimane. L'accoglienza è stata calorosa e appetitosa (un bel piatto di pasta alla scorza di limone e prezzemolo), ci hanno sitemato in una casetta ai margini del struttura principale dove vivevano già altre due persone.
Essendo il progetto ai suoi esordi le attività erano principalemente due: il raccolto e la costruzione delle fondamenta del centro polifunzionale e delle case; essendo noi piuttosto incompetenti riguardo all'edilizia  ci siamo concentrati maggiormente al raccolto. Esperienza questa che i nostri muscoli hanno faticato a digerire, ma che d'altro canto le nostre pance hanno apprezzato, visto che i frutti del raccolto erano a disposizione di tutti.
All'interno di questa esperienza abbiamo maturato principalmente due riflessioni-costatazioni: sempre piu' ci ritroviamo confrontati con il bisogno di ritornare a qualcosa di più semplice e legato alla natura, sottraendosi all'alienazione dello stile di vita odierno (individualismo, stress, materialismo, assenza di tempo per sè stessi...); e la contrapposizione tra la ricerca di una "terra promessa" , le aspettative e le difficoltà di inserimento (culturali, burocratiche, lavorative...).
Rigurado alla primo punto, confrontandoci con le persone, sia in svizzera che altrove, emerge questa necessità di cambiamento/rinnovamento, di un nuovo ritorno a vivere e lavorare a contatto con la natura seguendo tempi e processi ad essa legati sfruttando in modo diverso le conoscenze che scienza e teconolgia ci offrono.
Per quanto riguarda il secondo punto, che non si dissocia molto dal primo (la ricerca di una terra promessa è proprio questa ricerca di cambiamento), parlando di aspettative si vuole intendere che l'immaginario spesso si discosta molto da quello che in realtà bisogna affrontare.

L'Argentina è un paese vasto e poco densamente abitato, in se' promette molte opportunità, ma ha anche tutto un suo procedimento burocratico-amministrativo con il quale confrontarsi e il suo sitema politico "non consolidato". Le difficoltà perciò non mancano per chi decide di intraprendere una via come quella proposta in questo progetto.
Il titolo anche se in maniera semplicistica racchiude queste difficoltà, nel senso che sicuramente non si trova "la pappa" pronta e vi è un continuo confronto tra il "dire e il fare" di un paese ancora in crescita.
Il fatto di avere potuto collaborare a questo progetto ci ha permesso di vedere un'altra realtà oltre a quella del viaggio e per un piccolo squarcio di tempo ci siamo sentiti più "argentini" che i soliti "invadenti" turisti.

martedì 6 marzo 2012

Recoriendo Argentina

Sono passate due settimane dal nostro arrivo in America latina, abbiamo ormai percorso 5000 Km in Argentina;  tra Buenos Aires, Mar del Plata, Puerto Madryn, El Calafate, Bariloche fino a Mendoza. Chilometri percorsi piuttosto in fretta poichè sono tutte mete relativamente turistiche e decisamente costose. D'altro canto è stato affascinante passare da pianure infinite a paesaggi più montagnosi, dal mare ai laghi, dal caldo della spiaggia al vento freddo dei ghiacciai.
Attraverso le discussioni con la gente del posto abbiamo potuto sentire differenti punti di vista sul governo attuale.  Da una parte esso sembra fraternizzare con le compagnie petrolifere che in Patagonia hanno le loro grandi industrie che perturbano il paesaggio, dove il perpetuo inchinarsi delle pompe meccaniche al dio petrolio  e' un desolante spettacolo visibile specialmente viaggiando sulla RN 26 tra Rivadavia e Bariloche.  Dall' altra sembra che il governo Kircheriano presti maggior attenzione al valore della donna in una società prettamente "machista" dove ancora si sente, non di rado, di donne arse vive senza  che nessuno intervenga.
Questi luoghi sono inoltre carichi di un passato di lotta per i propri diritti e per le terre; un esempio è quello ricordato come "Patagonia rebelde o Patagonia tràgica" dove tra il 1920 e il 1922 vi fu un'opposizione campesiña verso lo Stato, pretendendo condizioni di lavoro migliori. La risposta di quest'ultimo (tanto per cambiare) fu l'invio di truppe del esercito che repressero nel sangue questa rivolta. Nella zona de El Calafate, più precisamente nelle terre dell'attuale Estancia Anita furono massacrati un migliaio di lavoratori.

Nella zona di Bariloche abbiamo potuto apprendere che la comunità indigena dei mapuches vive ancora in condizioni di grande povertà emarginata ai confini della città in barrios costituiti da case in lamiera e senza riscaldamento per lo più, in una regione dove l'inverno si fa sentire; è da riportare che dalle testimonianze raccolte vi è comunque un difficoltà reciproca (comunità indios e i cittadini) ad interagire.

Fra qualche giorno raggiungeremo Uspallata, dove nelle sue vicinanze si trova il primo progetto che andremo a visitare. Si tratta di un ecovillaggio in via di costruzione creato da un italiano.

venerdì 10 febbraio 2012